DORATURA A GUAZZO
Esistono diversi metodi di doratura, la doratura a guazzo è il metodo usato fin dai tempi più antichi ed è di questo metodo che parleremo diffusamente.
La tecnica della doratura a guazzo non è semplice, anche se una volta imparata la teoria e fatta un po' di pratica, sarà possibile eseguirla con discreti risultati.
Certo è, che per realizzare ottime dorature, sarà necessaria molta esperienza.

Questa tecnica, pur difficile per la delicatezza del procedimento, è estremamente affascinante. Richiede diverse fasi e possono passare giorni prima di vedere il lavoro ultimato, ma il risultato premia sicuramente la pazienza di chi si cimenta in quest'arte le cui origini si perdono nei secoli.
Il procedimento è rimasto uguale a se stesso fin dai tempi più remoti. L'unico intervento della moderna tecnologia, riguarda la laminatura dell'oro, non più eseguita a mano dai "battiloro", ma ottenuta industrialmente.

MATERIALI
Oro in foglia: si tratta di oro in foglia ottenuto martellando tra due spessori di cuoio che lo rendono molto sottile e maneggevole.

Gesso di Bologna: (in sostituzione può essere impiegato anche il Bianco di Meudon) si tratta di solfato di calcio idrato. Ha una morbidezza al tatto unica, data dalla finezza della grana di cui è composto. Non va mai fatto bollire per evitare la formazione di grumi che sono dannosi alla plastica compattezza dell'insieme. Va pertanto sciolto a bagnomaria. Si conserva in un luogo asciutto, teme l'umidità.

Colla di Coniglio: (detta anche colla Lapin) si ottiene dalla pelle di coniglio immersa in un bagno di acqua di calce. Era conosciuta ancor prima della colla a caldo da falegname e, rispetto a quest'ultima, ha una tenacia inferiore. Ciò la rende ideale per la delicata preparazione dell'ingessatura. La colla di coniglio va sciolta a bagnomaria (100 gr. di colla in 1 lt. d'acqua) per ottenere la colletta necessaria alla preparzione del fondo in gesso e del bolo. Si usa calda ma non bollente. Va conservata in un barattolo di vetro chiuso.

Colla di pesce: (ittiocolla) si ricava dalla vescica natatoria di alcune specie di pesci quali storioni ed affini. Si trova in commercio sotto forma di scaglie che vanno lasciate in acqua per circa 24 ore prima dell'uso. Dopo aver fatto decantare l'acqua in eccesso si scioglie la colla a bagnomaria. A differenza delle altre colle non aumenta di molto il suo volume. Va usata solo per far aderire la foglia d'oro al bolo.

Bolo Armeno: è un'argilla particolare che serve da base all'oro. È facile notarlo nelle vecchie dorature, nei punti in cui l'oro si è consumato. Può essere di due tre colori: color terra rossa (bolo rosso), color terra di Siena naturale (bolo giallo) e color nero (bolo nero). Và sciolto a bagnomaria con colla di coniglio precedentemente preparata (300 gr. di bolo in 900 ml. di colletta), in modo da raggiungere una consistenza leggera. Va passato con un pennello morbido in martora o in vajo, con una sola pennellata leggera.

STRUMENTI
Di seguito viene riportata una descrizione degli strumenti specifici per la tecnica della doratura a guazzo.

Cuscino da doratore: è uno strumento indispensabile per stendere la foglia oro per poi tagliarla nella misura necessaria alla decorazione.

Coltello da doratore: si usa per tagliare la foglia d'oro. La lama non deve essere toccata con le dita, in tal caso va sgrassata con dell'alcool. Ogni tanto va affilata con carta abrasiva finissima. Non va mai fatta toccare con altre parti in metallo per non creare dei "denti" sul filo della lama. Non deve tagliare la pelle del cuscino, altrimenti vuol dire che l'affilatura è stata fatta in modo errato (eccessivo). È utile anche per prelevare la foglia dal libretto e portarla sul cuscinetto.

Pennellessa da doratore: realizzata in morbidissimo pelo di vajo, serve per prendere la foglia d'oro, precedentemente tagliata, e stenderla sulla superficie da dorare.

Brunitoio: conosciuto anche come Pietra d'Agata è uno strumento che serve a comprimere l'oro una volta asciutto il bolo sottostante. È composto dal manico ed una pietra d'agata (con superficie estremamente liscia). Tramite questa operazione (detta anche brunitura) si fissa e si lucida la foglia che diventerà un tutt'uno con la base di gesso e bolo. È l'operazione finale della lavorazione e anche la più soddisfacente.

TECNICA
Le difficoltà dell'operazione consistono nell'abilità dell'artigiano, nel rispetto dei tempi di esecuzione e nelle condizioni ambientali in cui si lavora: l'ambiente non deve essere polveroso e non si devono aver fatto recentemente lavori che abbiano causato la sospensione di polvere nell'area. Di fondamentale importanza, come vedremo subito, è che la superficie da dorare sia perfettamente pulita e sgrassata.

Le fasi della doratura possono essere divise in:

  • Preparazione del fondo
  • Preparazione del bolo
  • Applicazione della foglia d'oro
  • Brunitura

Preparazione del fondo
La preparazione del fondo che serve ad accogliere l'oro, deve essere accurata, da questa infatti dipenderà la buona riuscita di tutto il lavoro.
Si comincia preparando la colla di coniglio (colletta), indispensabile per la preparazione sia del fondo in gesso che del bolo.
Mettiamo 100 gr. di colla di coniglio nel pentolino del bagnomaria aggiungendo 1 lt. d'acqua e lasciamo riposare per circa 12 ore, affinché la colla assorba l'acqua. A questo punto si passa alla fase di cottura o riscaldamento mettendo il pentolino a bagnomaria sul fuoco fino allo scioglimento della colla.
In questo modo otteniamo la colla madre o colletta, che stenderemo direttamente sul legno che dovrà essere pulito, asciutto e privo di polvere. Questa prima mano si chiama imprimitura.

Dopo 2 ore facciamo sciogliere sempre a bagnomaria 350 gr. di gesso di Bologna in mezzo litro di colletta e passiamo il composto ancora caldo sul legno (ammanitura). Tale procedimento sarà ripetuto per le varie mani che verranno successivamente date (ne possono occorrere anche 5 o 6) e che dovranno essere sempre calde.
Dopo che ogni mano si sarà asciugata, passeremo sulla superficie di gesso della carta abrasiva a grana grossa (120-180) per rimuovere eventuali imperfezioni.
Infine, una volta ottenuta una base in gesso soddisfacente, la superficie andrà sgrossata e levigata. Infatti, una volta asciutta l'ultima mano di gesso, ci accorgeremo che il nostro oggetto avrà perso un po' di precisione sugli spigoli e sugli intagli.
Si andranno allora ad eseguire, con il raschietto da doratore, dei delicati interventi di sgrossatura del gesso in eccesso, al fine di ravvivare gli spigoli ed i motivi ornamentali.
La forma del raschietto scelto per questo intervento dovrà essere adatta alla superficie che vogliamo levigare e ravvivare. L'ideale sarebbe avere un raschietto della forma giusta per ogni tipo di intaglio e rilievo.
Dopo la sgrossatura degli intagli, passeremo a levigare le parti piane utilizzando carta abrasiva a grana sempre più fine (180, 240, 320, etc.), fino ad utilizzare della lana d'acciaio finissima per l'ultima mano, avendo cura di spolverare il tutto a lavoro finito.
Lo scopo di questa operazione di preparazione del fondo, è quella di isolare il legno dalla foglia d'oro, preparando un base liscia ed omogenea adatta a riceverla. Durante questa fase si possono stuccare anche eventuali fori di tarli e piccole screpolature. A questo punto si passa alla applicazione del bolo.

Applicazione del bolo
Sciogliamo a bagnomaria 300 ml. di bolo in 900 ml. di colletta, fino ad ottenere un composto dalla consistenza fluida e leggera, ma non acquosa.
Il bolo va passato caldo sulla superficie del gesso, con una pennellata decisa e leggera, senza lasciare striature. Si consiglia di utilizzare un bombasino in pelo di vajo o un pennello di martora.
Se il bolo è diluito nella giusta proporzione basta anche una sola passata (non si deve vedere il fondo bianco del gesso), altrimenti dopo circa 4 ore si può passare una seconda mano, cercando di non aumentare di troppo lo spessore dello strato, che porterebbe ad un'inevitabile distacco dell'oro e del bolo in fase di brunitura. (Si faccia in proposito molta attenzione agli accumuli di bolo nelle cavità degli intagli o negli angoli delle cornici da dorare).
Solitamente la completa asciugatura dello strato di bolo avviene in poche ore, dipende comunque dall'umidità dell'ambiente e dalla stagione dell'anno in cui si lavora.
Se si vuole una maggiore lucentezza della foglia oro e comunque prima della sua applicazione, si deve brunire (lucidare) il bolo con la pietra d'agata in modo da renderlo perfettamente liscio e compatto.


Applicazione della foglia oro
Cominciamo con l'aprire delicatamente il libretto.
Portare poi il blocchetto di foglie d'oro sopra al cuscino e farne scivolare una con l'aiuto del coltello da doratore.
Stendere ora la foglia sul cuscinetto aiutandosi con il coltello e soffiandovi sopra leggermente.
Ricordarsi che la foglia d' oro va sempre presa con il coltello e mai con le dita altrimenti si distruggerà subito.
A questo punto si può tagliare in pezzi più piccoli la foglia, sia per agevolarne la presa, sia per seguire al meglio le parti da dorare. Questo ritaglio va fatto con il coltello per dorare che è inossidabile e molto affilato. Appoggiare il coltello sul punto in cui si vuole procedere al taglio e fare un piccolo movimento avanti e indietro, appoggiandosi leggermente sul foglio, poi togliere il coltello. Attenzione a non incidere il cuoio del cuscinetto.
Intanto si prepara la colla di pesce che va messa a bagno e poi scaldata a bagnomaria. La colla va passata delicatamente sul bolo con una sola passata altrimenti il bolo può rinvenire e sciogliersi.
Prima che la colla venga assorbita si prende la foglia d'oro necessaria con il pennello di vajo da doratore e si accosta al pezzo in lavorazione. È bellissimo vedere come la colla attiri la foglia a sé, per effetto elettrostatico. Si procede in questo modo fino alla completa applicazione dell'oro.

Qualche consiglio:

• tenete con la mano sinistra la colla e nella destra il pennello con l'oro;
• procedere con metodo facendo pezzi uguali a misura per una stessa curva della superficie;
• non bagnare troppo il bolo con la colla;
• evitare qualsiasi spiffero d'aria;
• se il pennello da doratore non attira a se la foglia, passatelo di tanto in tanto sul viso o sui capelli (il viso ha sempre un leggero velo di grasso sufficiente);
• dimenticare il tempo (mai lavorare in fretta );
• le foglie vanno sovrapposte x circa 2 mm; attenzione sugli angoli dell'intaglio (va prima dorata una parte poi l'altra per non creare un ponte con la foglia che altrimenti si strapperebbe nello spigolo);
• non toccare mai l'oro con le dita anche dopo l'applicazione finchè non sia perfettamente asciutta la base;
• eventuali ritocchi o parti mancanti vanno reintegrate dopo l'essiccazione facendo attenzione a non trasbordare di molto con la colla (perché, sull'oro preesistente, una volta asciutta lascerebbe una strisciata bianca ).
• si lascia riposare il lavoro per una nottata.

La brunitura
Ed eccoci all'ultima (ma pur sempre affascinante) fase della doratura: la brunitura con pietra d'agata. Rende lucido e perfettamente liscio l'oro che finora non brillava.
Ha anche la funzione di accorpare l'oro con forza alla base sottostante. Si lucida perché con la pressione le particelle di colla contenute nel gesso e nel bolo vengono spianate meccanicamente.
Il brunitoio va passato sulle parti dorate, con una pressione costante e in diverse direzioni, in modo tale che a lavoro ultimato non si vedano i vari movimenti.
Prima di passarlo va "scaldato" in una pezza di lana strofinandolo velocemente. L'ideale sarebbe possedere un brunitoio della forma giusta per ogni tipo di curva che la doratura effettua.
Alcuni doratori, a lavoro ultimato, passano una vernice finale preparata con gommalacca decerata, allo scopo di proteggere la doratura da ossidazione (nel caso in cui la doratura è stata eseguita con oro imitazione) e scalfiture.

Per invecchiare la nuova doratura ci sono tanti metodi, consigliamo comunque l'impiego della vernice invecchiante che si presenta in soluzione concentrata e può essere applicata direttamente sulla doratura o opportunamente diluita per ottenere una patinatura più chiara.
È un prodotto semiliquido che può essere applicato sulla doratura con pennello o a tampone e va subito tolto con un batuffolo di cotone idrofilo in modo che rimanga in maggiore quantità nelle parti più incavate. Si otterrà così una patinatura d'invecchiamento molto realistica.

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